La Casa de
Piedra é una parte ibrida in quanto riassume le caratteristiche della presa diretta per gli incontri fortuiti del regista-operatore con alcuni componenti della comunitá. Essendo poi risultata quasi una
magia come fosse stata organizzata nei minimi dettagli é piú congrua se ascrivibile ad una sezione di un documentario sul fantastico. Al quale sono state poi innestate varie parti di giungla, animali esotici
ed il disegno del regista su di un dramma lassú accaduto per sovrapporle alle riprese piú mosse in quanto effettuate senza l’uso del tripode e con un tele ( perché non voleva risultare
invadente nei confronti delle persone con tutto quello che avevano, anche piuttosto seriamente, posto in essere in quel preciso momento)... In altre parole in quel giorno di Pasqua il film poteva aggiungersi a condizione
di non turbare ne modificare quel contesto che non era in alcun modo coptabile ai desideri del regista. Altrettanto si puó dire della visita nell’orto dove i vari attori brulicano estasiati:
sono i personaggi veri di quel luogo. Solo a posteriori scoprirá le caratteristiche di ognuno di loro, e si renderá conto che per il contesto della realtá che si voleva rappresentare sono valsi
molto di piú di attori professionisti. Il contorno della salita con le corde del regista e del suo bagno nella piscina naturale sono studiati in anticipo alla visita alla grotta e appartengono ad
un disegno di fiction volto alla frantumazione del tempo e dei ricordi nella ricerca estatica d’una simbiosi con la “debortante” maestá rappresentata dalla natura di quel luogo. I segni di questa naturale follia sono anche sottolineati dalle parole urlate che sono semplici e di grande importanza per la generazione a cui appartiene l’autore regista: “Nirvanaaaa!” e “Bambolé....
Bosciangai!” In effetti non si é arrampicato sin lassú per chiedere d’incorporarsi al loro gruppo, piuttosto é per godere in proprio in una dimensione d’insperato benessere
e riconciliazione con se stesso che solo in seconda battuta vedrá riflessa negli altri che ivi dimorano e di quei luoghi sono giá ebbri...
IL secondo segmento é la parte del film che non é Inchiesta, ne risulta propedeutica a questa sezione. In questa parte quindi troviamo la ricerca di una salma e i suoni di un cimitero, le carellate di paesaggi, le spiagge e pattuglie acrobatiche di albatros, aironi e fenicotteri, i cieli
e le nuvole al tramonto, le parti dialogate alla Wenders in lungo movimento di piano-sequenza sulla jeep (alla “Nel corso del tempo”), l’incontro che sembra un’intervista psicologica con il ragazzo
sfortunato, la comica del menage a due con il ragazzo rifugiato a casa sua che é scappato con la valigia ed ha varie allergie, la Festa della Luce ed il flash con i ragazzini delle granite, infine lo scolaro
che che apprezza la bellezza del paesaggio. Ma la casa del regista, per via del grande melo tutto fruttato, si sta riempiendo di tucani. C’e’ anche un giovane giocoliere messaggero di veritä e saggezza.
Il tentativo di spazzare via un luogo comune (poeta = gay) con il quale qualcuno osa tormentarlo sfogandosi con una pistola, la distribuzione dei cagnolini infestati dai pidocchi alla povera gente di quel
popolino sgomberato dalla marina e posto in un ghetto per gli interessi dei latifondisti statunitensi .
Invece preparatorio sia all’ascesa alla Montagna che alla realizzazione dell’inchiesta sugli adolescenti puo’ essere considerato il momento liturgico e di preghiera, con l’innesto dell’atmosfera
di giubilo e di solidarietá cristiana, all’iglesia Agua Viva. In queste scene si rende bene l’approccio piú usuale di chi transforma il turismo di routine in un’avventura tropicale.
Artefice di questo é il ragazzo canadese Trevor.
Fiction pura é la visita alla funeraria, il dialogo con il commercialista che gli assicura che il progetto é buono, subito dopo che il venditore ha ubriacato un ragazzo pur di vendere un po’
del suo vino.
L’inchiesta: consta di due parti vere e proprie con alcune propaggini che l’anticipano pur restando fuori del contenitore ( segnato dal timbro sulla pagina gialla sul tavolo del regista). É sufficientemente rigorosa e lineare nella sua semplicitá, come risultato del gradimento e dell’interesse verso il cinema e del sogno di diventare attori. Qualche gaffe qui e lá
e gli altri aspetti d’ilaritá sono quindi genuini e spero verranno apprezzati perché nascono spontanei nel corso delle stesse mini interviste. Volutamente sbilanciata al maschile, i ragazzi,
una ventina circa che sono adolescenti in stragrande maggioranza, si esprimono liberamente offrendo un ampio spaccato di come é orientata la gioventú costarricense.
Musiche
Non possiamo parlare di musiche originali composte per il film, di alcune invece che si adattano perfettamente ed hanno ispirato il regista durante alcune riprese. Come Il naso storto e the Wizard di Mario
Mariani, l’autore di numerose sigle d’apertura alle Mostre del Cinema di Venezia.
Come il magico sitar del gruppo psichedelico Santo y Zurdo nel pezzo Jazzstep: descrive la sacralitá che si vuole ascrivere ai luoghi della cascata e della piscina naturale. Questo duo é
l’unico gruppo costaricense presente nelle musiche del film.
A parte un brano del gruppo jazz Uvita, formato da nordamericani.
Molti sono i maestri di Musica Classica che impreziosiscono La casa de Piedra: Mozart, Beethoven, Vagner, Chopin, Vivaldi. In assoluto Vivaldi, il quale straordinario compositore é da sempre nel cuore e nella
testa del regista.
Vari sono i pezzi di musica contemporanea essendo un film lungo.Tra i grandi gruppi di rock e di jazz ricordiamo quello del solista Harbie Hancock.
Molto rock e molto giusto é parso il gruppo degli Stemlet. Sono straordinari ragazzi di Pesaro, sulla costa adriatica italiana. Napoli é presente con Pietra Montecorvino che canta “Guaglione”e
. Celentano in pillole ridotte dei suoi brani “Dové la direzione” e “Arcobaleno”, quest’ultimo dedicato a Lucio Battisti (come fa l’autore con il suo film). Per rendere e sottolineare certe atmosfere alcuni passaggi sonori di fondo (come anche per dissacrare la stessa voce narrante) sono stati estrapolati da “Cannibal Olocaust” il film scandalo del maestro
Deodato che uscí nel 79.
Animali autoctoni del Costa Rica presenti nel film:
Il bradipo o perezoso.
A differenza degli altri mammifferi i bradipi non sono capaci di mantenere la temperatura corporea constante: a causa di questa caratteristica, che li rende simili ai rettili, i bradipi colonizzano solamente ambienti temperati
ed umidi a clima mite tutto l’anno. Si muovo carponi abbastanza lentamente in quanto corpulenti quasi come orsi. Mentre i maschi vivono per tutta la vita su di un unico albero, le femmine si muovono di albero
in albero; una volta che il loro cucciolo raggiunge la maturitá sessuale, lasciano il loro vecchio albero al figlio. Quattro sono le specie di bradipo tridattilo: bradipo pigmeo (bradypus pygmaeus), bradipo
del cappuccio (bradypus torquatus), bradipo tridattilo (bradypus tridactylus), bradipo variegato (bradypus variegatus). Quest’ultimoé l’esemplare descritto nel film.
Il pisote
La scimmia Mono-Congo
La scimmietta mascote
L’iguana
L’aguila negra
Il tucano
L’ave azul
Il colibrí
I colibrí sono piccoli uccelli, della famiglia dei Trochilidi, dal peso che varia da 5 a 25 grammi. Hanno eccezionali capacitá di volo, grazie alla piú grande apertura alare, in rapporto alle dimensioni del corpo,
di tutti gli uccelli. Il loro battito cardiaco puo’ raggiungere 1260 battiti per minuto. Il raggio di luce viene scomposto da piccole lamelle cornee trasparenti di cui sono ricoperte le penne che funzionando da
prismi ottici e, a seconda dell’angolo d’osservazione, assumono una colorozione cangiante. Quindi le penne che risultano all’occhio umano variopinte sono prive di pigmentazione. La femmina costruisce
il nido, mentre il maschio dopo l’accoppiamento esegue voli acrobatici per attirare altre femmine. I nidi sono costituiti intrecciando muschi, licheni e fili d’erba, peli di animale e piume. Il tutto viene
legato da fili di ragnatela che il colibrí raccoglie nella foresta. I nidi vengono fissati alle foglie o ai filamenti vegetali con nettere rigurgitato,usato come colla. La femmina di solito depone due uova che
cova per tre o quatro mesi a seconda della specie. I piccoli vengono nutriti dalla madre che rigurgita nelle loro gole il nettare della frutta e gli insetti predigeriti. Dopo circa 70 giorni i piccoli escono dal nido
e vengono nutriti per oltre 2 settimane prima di diventare autonomi.
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